martedì 27 novembre 2007

Il fantasma di Canterville

da Oscar Wilde

Personaggi:

IL FANTASMA di sir Simon di Canterville
IL RITRATTO di sir Simon di Canterville
HIRAM OTIS ministro degli Stati Uniti
LUCREZIA OTIS sua moglie
WASHINGTON OTIS loro primogenito
VIRGINIA OTIS loro figlia
BILL OTIS loro figlio
JONES OTIS loro figlio
SIGNORA HUMNEY governante del castello
LORD CANTERVILLE
DUCA DI CHESHIRE

I luoghi:

L'azione si svolge verso la fine del XIX secolo
Salone d'un antico castello inglese austero e grigio.
Sulla destra una porta, in prossimità del proscenio, immette nel vestibolo non visibile. Sulla sinistra due porte conducono l'una alle cucine e l'altra in un'altra zona del castello. Sul fondo, leggermente decentrata verso sinistra, una grande vetrata massicciamente intelaiata lascia intravvedere le condizioni climatiche e le fasi della giornata. Partente da circa la metà del palcoscenico, decentrato verso destra, un grande scalone di marmo, protetto da balaustre su entrambi i lati, conduce su di un corridoio che corre perimetralmente al fondo ed al lato sinistro della scena ad un'altezza di circa quattro metri dal suolo. Il corridoio è sorretto dal basso da massicce e semplici colonne. Quattro porte si affacciano sul corridoio, due sul lato sinistro e due sul fondo mentre all'altezza della balaustra destra della scala il corridoio s'interrompe nella porta della biblioteca visibile come attraverso uno spaccato. Una delle pareti della biblioteca - scaffalature a vista piene di libri - e precisamente quella rivolta verso il proscenio - è girevole ed immette in tre ripidi gradini che danno l'accesso ad un angusto locale polveroso e pieno di ragnatele con una piccola finestrella sul lato destro. Nel locale vi sono, oltre a suppellettili varie, un grande baule, una vecchia sedia con braccioli dall'imbottitura foderata di raso rosso, ed una grande cornice a grandezza naturale che all'apertura del sipario presenta al centro, immobile, un uomo giovanile, in abiti cinquecenteschi, in atteggiamento fiero. Nel locale è possibile accedere - violentando la convenzione scenica - scavalcando la balaustra destra dello scalone in prossimità della sommità.
Nel salone e lungo il corridoio vi sono vecchie armature e quadri di antenati. Sulla sinistra, nel salone, vi è un antico tavolo con le sedie utilizzato per i pasti mentre verso la vetrata il salone è arredato a salotto.

PRIMO ATTO

SCENA I
(La vetrata rimanda la luce d'un tiepido tramonto di giugno. All'apertura del sipario il signor Hiram Benjamin Otis, ministro degli Stati Uniti, tarchiato, in un completo a grossi quadri solo leggermente chiassosi e bombetta e Lord Canterville, pallido e allampanato in grigio scuro, entrano dalla porta di destra).
Hiram- Lungo la strada ho intravisto molti fagiani ed ho sentito molti colombi selvatici.
Canterville - In effetti è una primavera eccezionalmente mite e mi auguro che questo possa fare giustizia ai suoi occhi sulle molte dicerie circa l'infamità del clima inglese.
Hiram - Ho telegrafato perché una carrozza andasse a prendere la mia famiglia ad Ascot e mi auguro che queste sette miglia li dispongano di buon animo alla loro nuova abitazione.
Canterville - In relazione a questo, mister Otis, permettetemi ancora una volta di ripeterle ...
Hiram - La prego ...
Canterville - E' mio preciso dovere farvi presente la realtà dei fatti. Perfino noi Canterville non osiamo abitare nel castello, almeno da quando la vecchia duchessa di Canterville, mia prozia, si spaventò a tal punto che fu colpita da un attacco di nervi - dal quale non si riprese mai del tutto - a causa di due mani scheletriche che le si posarono sulle spalle mentre stava vestendosi per scendere a pranzo.
Hiram - Non mi dirà ...
Canterville - Le assicuro che il fantasma è stato visto da diversi membri tuttora viventi della mia famiglia, come anche dal rettore della parrocchia, il Reverendo Augustus Dampier, membro del King's College di Cambridge.
Hiram - Non ne discuto l'autorità ...
Canterville - Dopo l'infausto incidente capitato alla duchessa, nessuna delle giovani domestiche è voluta restare al nostro ser vizio e persino lady Canterville stentava ad addormentarsi la sera, a causa dei misteriosi rumori che provenivano dal corridoio e dalla biblioteca.
Hiram - Egregio Lord, si tranquillizzi: ho acquistato in blocco suppellettili ed eventuale fantasma... Vede, io sono nato in un paese moderno, dove con il denaro si può acquistare tutto e con i nostri intraprendenti giovanotti che dipingono il vostro vecchio mondo di rosso e vi sottraggono le vostre migliori attrici e le vostre primedonne, sono sicuro che se in Europa esistesse davvero un fantasma, ce lo saremmo portato a casa già da un pezzo e lo avremmo messo in bella mostra in qualche museo o su qualche baraccone da fiera.
Canterville - (sorride) Sono convinto che il fantasma esista dav vero, anche se è verosimile che abbia resistito alle offerte dei vostri dinamici impresari. E' conosciuto da tre secoli, anzi dal 1584, per l'esattezza, e non manca mai di fare la sua comparsa prima della morte di un componente della nostra famiglia.
Hiram - Beh, in questo non è da meno del medico di casa, Lord Canterville. Io le dico, comunque, che cose di questo genere, come spettri e fantasmi, non esistono e non credo che le leggi della natura subiscano particolari alterazioni per rispetto all'aristocrazia britannica.
Canterville - Certo, in America siete tutti molto pratici e se non vi importa di avere uno spettro per casa, per quanto mi riguarda è lo stesso. Ma la prego di ricordare che l'ho avvertita. (D'improvviso il cielo oltre la vetrata si fa scuro, s'ode uno stormo di corvi in volo quindi s'intravvede un lampo e subito dopo inizia una pioggia torrenziale - Lord Canterville d'improvviso non riesce a dissimulare completamente una forte agitazione) Ed ora allora la lascio, ho fretta di tornare a Londra. Arrivederci signor Otis, e buona fortuna. (esce)
(dalla porta delle cucine compare la signora Humney, arcigna e lugubre figura in nero, ha un vassoio tra le mani)
Humney - Se il signore non ha nulla in contrario servirei il thè nel salottino.
Hiram - Eh? ... Oh, si, signora Humney. Mia moglie ed i ragazzi saranno qui tra poco. (la signora Humney esegue) Siete stata al servizio dei Canterville per molto tempo?
Humney - Ventanni, signore.
Hiram - Lady Canterville mi ha parlato molto bene di lei.
Humney - Spero di non deludere lei e la signora.
(rumore d'una carrozza che si ferma e di voci allegre che ne discendono)
Hiram - La mia famiglia.
(esce andandole incontro mentre la signora Humney si dispone all'attese di fronte alla porta che dà sul vestibolo. Saluterà con un sussiegoso inchino l'ingresso allegro e scanzonato, reso ancor più caotico dalle conseguenze del temporale, della famiglia Otis)

SCENA II
(entrano, insieme al signor Otis sua moglie Lucrezia, una donna ancora piacente, il loro primogenito Washington, un ventenne allampanato fortemente miope, la loro figlia Virginia, poco più che adolescente e infine i due figli più piccoli, all'apparenza quasi gemelli per la vicinanza d'età, Bill e Jones)
Lucrezia - Che tempo orribile!
Virginia - Ma è una campagna stupenda.
(Bill e Jones iniziano a rincorrensi per tutta la scena)
Lucrezia - Ragazzi! Per favore ...
Washington - Indubbiamente il New Ingland ha poco a che vedere con la vecchia Inghilterra.
Hiram - Ragazzi! Lucrezia, questa è la signora Humney, la nostra governante nella nuova casa.
Humney - Vi auguro il benvenuto a Canterville Chase.
Lucrezia - Grazie signora Humney.
Humney - Ho servito il thè nel salotto. Se i signori vogliono seguirmi.
Bill - Io il thè non lo voglio.
Jones - Non ci piace.
Hiram - Ragazzi ...
(la famiglia segue compunta la signora Humney e si dispone impacciata nel salotto; la signora Humney serve austera il thè tra il bisbiglio dei due ragazzi e qualche colpo di tosse)
Lucrezia - (indicando una macchia rossa al suolo) Credo che laggiù sia stato versato qualcosa.
Humney - (a bassa voce) Infatti, signora, in quel punto è stato versato del sangue.
Lucrezia - Che orrore! Non mi piace per nulla che in salotto ci siano macchie di sangue: bisogna farla togliere subito.
Humney - (sorridendo) E' il sangue di Lady Eleonore di Canterville, assassinata esattamente in quel punto dal proprio marito, sir Simon di Canterville, nel 1575. Sir Simon le sopravvisse di nove anni e poi scomparve improvvisamente in circostanze molto misteriose. Il suo corpo non fu mai ritrovato ma la sua anima di peccatore vaga tuttora per il castello. La macchia di sangue è stata sempre molto ammirata da turisti e visitatori, e non è possibile toglierla.
Washington - Quante storie! Il Supersmacchiatore e Detersivo Inimitabile Pinkerton la farà sparire in due secondi.
Humney - No! (incurante Washington si è inginocchiato e sfrega energicamente il pavimento con una sorta di batuffolo d'ovatta)
Washington - (trionfante) Ero certo che il Pinkerton avrebbe dato un risultato immediato.
(esplode un lampo terribile ed un tuono spaventoso fa balzare tutti in piedi. La signora Humney sviene lasciandosi cadere su di una sedia)
Hiram - (accendendosi con calma un lungo sigaro) Che clima terribile. Credo dipenda dall'eccesso di popolazione che affligge il vecchio continente e non consente una distribuzione equilibrata di tutti i fenomeni atmosferici. Ho sempre pensato che solo l'emigrazione può rimettere in sesto l'Inghilterra.
Lucrezia - Mio caro Hiram, che cosa ce ne facciamo di una fantesca che sviene alla minima sciocchezza?
Hiram - Trattieniglielo sul salario come faresti nel caso di qualche danno, vedrai che dopo non sverrà più.
Humney - (riprendendosi di scatto, terrorizzata) La prego, signore, stia attento! Ho visto cose terribili con questi poveri occhi. Cose che farebbero rizzare i capelli in testa ad ogni buon cristiano. E quante notti ho passato senza dormire a causa di quei fenomeni spaventosi che si verificano in questa casa! Lo sento, un grosso guaio stà per abbattersi sul castello.
Hiram - Signora Humney, si rassicuri, a noi del nuovo mondo i fantasmi non fanno alcuna paura.
Lucrezia - Oh, di questo ne può star certa. (Bill minaccia l'aria con una fionda mentre Jones ridacchia divertito) Bill! (alla signora Humney) Comunque, se crede che un aumento di cinque sterline sul suo salario possa ripagarla dell'onere aggiuntivo di cui ritiene di farsi carico ...
Humney - La ringrazio, signora.
Lucrezia - Se non vi sono per ora altri argomenti da discutere sarà il caso di ritirarci per riposarci dalle fatiche del viag gio.
Humney - Servirò la cena tra un'ora. Che la Provvidenza vi assista e vi protegga tutti. (esce dalla porta di sinistra con il servizio da thè)
Hiram - Bene, venite che vi mostro le camere (si avvia seguito dall'intera famiglia su per la scala - Bill e Jones corrono avanti ridendo) Calma, "stelleestrisce". (alla moglie cui ha offerto il braccio) Che ne dici?
Lucrezia - E' stupendo. (ridacchiando) Un autentico castello inglese! (Sussurrando) La signorina Tappan della 53esima Strada Ovest ti ringrazia. (Lo bacia sulla guancia)
Virginia - (riferendosi ai ritratti alle pareti) Mamma, quei quadri mi inquietano un po'.
Lucrezia - Mia cara, per l'arredamento provvederemo col tempo. (al marito) Pensi sia complicato procurarsi qualcosa di meno ... grigio?
Hiram - No, ma mi dicono che il castello valga una fortuna così com'è (tuono e lampo ravvicinati)
Washington - Pensi sia molto costoso smontarlo pezzo per pezzo e trasportarlo nel New Ingland?
Hiram - Sicuramente, comunque resteremo in Inghilterra per molto tempo e questa sarà la nostra casa. Dunque, cara questa è la nostra camera (apre la porta della prima camera sul fondo a sinistra della scalinata) La porta accanto è la tua, Virginia. Washington, la tua è la prima sull'altro lato, mentre voi ragazzi siete nella stanza in fondo. Andate, ci vediamo tra un'ora per la cena.
(si salutano ed ognuno raggiunge la propria camera)

SCENA III
(Il temporale infuria sempre più violento. Nella stanza segreta dietro la parete della biblioteca, illuminata da una lieve luminescenza, lentamente e con un sinistro scricchiolio il coperchio del baule si solleva. Lentamente ne esce una figura dai colori sbiaditi e polverosi che ricorda nell' abbigliamento e nelle sommarie sembianze l'uomo al centro della grande cornice, ma ha i capelli grigi lunghi, sporchi e scapigliati, i vestiti sudici e strappati e sul viso bianchissimo risaltano gli occhi arrossati.
Un ghigno gli deturpa l'espressione e stringe nella mano un catino di rame con immerso un pennello. Soffoca una risata folle, poi alternando passi e gesti febbrili a improvvise ed imprevedibili sospensioni del gesto e del pensiero, esce dalla stanza attraverso la parete girevole, scende le scale, raggiunge il salottino e col pennello riproduce la macchia di sangue che poco prima era stata cancellata. Ghigna soddisfatto e se ne torna per la stessa strada nella stanza lasciandosi cadere, come assente, sulla vecchia sedia. Il temporale sembra placarsi un po')

SCENA IV
(Entra la signora Humney con una zuppiera che colloca al centro della tavola. Con occhio critico passa in rassegna la disposizione dei coperti assegnandoli mentalmente. Soddisfatta getta uno sguardo al salone controllando l'ordine generale, nota un soprabito lasciato sul divano da uno dei ragazzi ed efficiente va a prenderlo. Casualmente lo sguardo le cade sul punto ove la macchia di sangue era stata tolta e lanciando un alto grido cade svenuta. Le porte sul corridoio si aprono contemporaneamente e i membri della famiglia Otis escono affacciandosi dal corridoio)
Lucrezia - Cos'è stato?
Virginia - La signora Humney, mamma, è di nuovo svenuta.
Jones - (grida) Il fantasma! Il fantasma! (Bill scaglia un sasso con la fionda colpendo una vecchia armatura che cade al suolo in un grande fragore. I due monelli corrono via divertiti)
Hiram - (ai due) Dopo faremo i conti! (scendendo le scale seguito dalla moglie e dai due figli più grandi) Certo che costei sta divenendo un vero problema.
Lucrezia - Comincio a temere che Lady Canterville ti abbia mal consigliato.
Hiram - Le difficoltà di rapporti della nobiltà inglese con i domestici è tra le prime cause dei problemi che angustiano l'impero.
Virginia - La macchia!
Lucrezia - E' vero. C'è di nuovo.
Washington - (toccando il pavimento) E' secca. E' strano
Hiram - (che ha preso dalla tavola un bicchiere d'acqua e tenta di rianimare la signora Humney) Si, davvero singolare.
Lucrezia - (a Washington) Bhè, toglila di nuovo col Pinkerton. Non sopporto macchie di sangue.
Humney - (riprendendosi) Il fantasma! L'anima nera di sir Simon è qui!
Washington - (in ginocchio mentre strofina) Non credo che la colpa possa essere del Super-Detersivo, perché l'ho provato con tutto e mi ha sempre dato ottimi risultati. Deve essere stato il fantasma.
Lucrezia - Signora Humney, esiste in zona una sede dell'Associazione Psichica?
Hiram - Non vorrai iscriverti a simili sciocchezze.
Lucrezia - Caro, non essere così dogmatico. Del resto non conosciamo a fondo gli usi e i costumi dei defunti locali. Ora, se la signora Humney consente, sarà il caso di mettersi a tavola. Virginia, chiama i ragazzi.
Virginia - Si mamma. (salendo le scale) Stelleestrisce, a tavola!
Washington - (rialzandosi) Fatto. Credo che scriverò una lettera ai signori Myers & Podmore per informarli della persistenza delle macchie di sangue quando queste entrino in relazione con qualche delitto.
Hiram - Ottima idea Washington.
(Bill e Jones precedono Virginia correndo. Tutti si siedono a tavola. La signora Otis versa la minestra nei piatti)
Hiram - Virginia, la preghiera.
Virginia - Si babbo. Signore, ti ringraziamo per il cibo che ci hai fatto trovare su questa tavola e per la nostra nuova casa. Proteggi tutti coloro che la abitano e lascia che trovino la serenità.
Tutti - Amen (iniziano a mangiare)
Bill - Non ci sono focacce di sorgo?
Lucrezia - Non siamo in America, Bill. Dobbiamo modificare qualcuna delle nostre abitudini.
Hiram - Certo, non credo sia possibile trovare del granturco acerbo o pannocchie bollite nel latte neanche nelle migliori famiglie inglesi.
Bill - Ma io voglio le focacce!
Lucrezia - Bill.
Washington - Avete sentito che accento impossibile i londinesi? (parla strascicando le parole) Prego signori, vi interessa una carrozza? (tutti ridono)
Hiram - La signora Humney potrebbe offendersi.
Humney - Non si preoccupi signore.
Washington - Ma volete mettere la dolcezza dell'accento newyorkese!
Lucrezia - Hiram, siamo sicuri che il bagaglio arrivi domani?
Hiram - Ma cara, questi sono i vantaggi dell'assicurazione del bagaglio quando si viaggia, specie in treno. Non devi assolutamente preoccuparti.
Lucrezia - Lo spero perché sono comunque preoccupata.
Virginia - (che parlottava con Washington) Ma cosa ti lascia credere questo!?
Washington - Senti piccola, che la Davenport sia un'attrice nettamente superiore alla tua Sarah Bernhardt è uno cosa scontata.
Virginia - Ed io non ...
Lucrezia - Sapete che non gradisco discussioni a tavola. Se abbiamo finito la cena, andiamo a riposarci. Domattina conosceremo con calma la nostra nuova casa.
Hiram - Vostra madre ha ragione. Tutti a letto.
(tutti si alzano ed i ragazzi si avviano chiacchierando tra loro alle scale)
Lucrezia - Signora Humney, colazione alle otto.
Umney - Bene, signora. Buona notte, signori.
Lucrezia - Buona notte.
Hiram - Buona notte. Vieni cara.
(tutti escono raggiungendo le rispettive stanze)

SCENA V
(nella stanza segreta il fantasma si anima. Ha un ghigno soffocato. Si alza, apre il forziere e ne estrae delle pesanti catene che si lega alle caviglie. Un orologio suona i dodici rintocchi della mezzanotte. Con passo strascicato esce dalla parete girevole della biblioteca e facendo risuonare i ferri delle catene inizia a camminare con incedere ieratico. Scende le scale e quando giunge in corrispondenza del salotto vede che la macchia di sangue è stata nuovamente cancellata ed emette un urlo soffocato mentre rimbomba un tuono più forte degli altri. Torna sui suoi passi ed inizia a procedere lungo il corridoio incrementando con un passo sempre più nervoso e meno ieratico il rumore della sua azione, quando, di ritorno, giunge dinanzi alla porta della camera dei coniugi Otis questa si apre e compare il signor Otis in camicia da notte e pantofole con una piccola ampolla in mano).
Hiram - Egregio signore, sono costretto a pregarla di oliare come si deve quelle sue catene e a questo scopo le ho portato un flacone di Lubrificante Solare Tammany. Me ne è stata garantita l'estrema efficacia fin dalla prima applicazione, e in questo senso potrà leggere molte testimonianze riportate sul foglietto pubblicitario, prodotto da alcuni tra i nostri più insigni teologi. Glielo lascio qui accanto (poggia il flacone su un mobiletto addossato alla parete) per usarlo e sarò ben lieto di fornirgliene ancora, nel caso ne avesse bisogno. Buona notte. (richiude la porta in faccia al fantasma)
(il fantasma resta paralizzato per lo sdegno per qualche secondo, quindi getta con violenza a terra il flacone ed ululando - emanando una luminescenza verdastra - corre nel corridoio. Quando giunge dinanzi alla camera di Bill e Jones la porta si apre di scatto e due cuscini gli vengono lanciati contro)
Bill - Dai prendilo!
Jones - Non lasciarlo scappare!
(il fantasma arretra rapidamente ruggendo e si lancia oltre la balaustra, contro l'invisibile muro della camera segreta andando a raggiungere il suo rifugio e con rabbia si nasconde nel forziere)
(il fracasso provocato dall'azione dei due ragazzi ha fatto uscire sul corridoio la famiglia Otis al completo)
Virginia - Cos'è stato?
Bill - (agitando guerrescamente il cuscino che ha recuperato) Il fantasma! Il fantasma!
Jones - Lo abbiamo quasi preso.
Washington - Che sciocchezze!
Hiram - (raccoglie con un certo disappunto il flacone da terra) E' vero Washington. L'ho visto anch'io.
Lucrezia - Che cosa disdicevole. Cosa pensi di fare?
Hiram - Non ho intenzione di fargli alcuna offesa personale, e se consideriamo il lunghissimo periodo da cui egli è ospite di questa casa trovo che non sia per nulla educato accoglierlo a cuscinate (i due ragazzi scoppiano a ridere)
Lucrezia - Ascoltate quello che ha da dirvi vostro padre.
Hiram - Del resto, se lui si ostina a non usare il mio Lubrificante Solare saremo costretti a togliergli le catene perché, in caso contrario, sarebbe impossibile dormire, con questo chiasso infernale proprio a due passi dalle camere.
Lucrezia - Ora che tutto è finito torniamo a letto. Buona notte ragazzi.
I ragazzi - Buona notte.
(tutti rientrano nelle rispettive stanze)

SCENA VI
Ritratto - (animandosi) Mai! Mai in trecento anni era successo! Che vergogna. Una brillante carriera distrutta da un simile insulto! (esce dalla cornice e va a sedersi sulla vecchia sedia) Ti ricordi la vecchia duchessa e che attacco isterico gli abbiamo provocato davanti allo specchio? E le quattro cameriere che abbiamo fatto impazzire semplicemente ghignando alle loro spalle da dietro le tende del guardaroba? E il rettore della parrocchia! (ghigna) Che giochetto spegnergli le candele mentre usciva dalla biblioteca! Lo hanno affidato alle cure di sir William Gull per guarirlo dalle sue gravissime turbe psichiche. (ride. il fantasma solleva il coperchio del forziere mostrandosi a mezzo busto)
Fantasma - E la vecchia signora di Trémouillac, allora?
Ritratto - Già, svegliandosi al mattino si ritrovò uno scheletro seduto in poltrona accanto al caminetto, intento a leggere il suo diario.
Fantasma - E' rimasta a letto sei settimane con un violentissimo attacco di febbre e una volta ristabilitasi si è riconciliata con la chiesa e ha rotto ogni rapporto con quel noto scettico del signor Voltaire.
Ritratto - Ti ricordi il vecchio, malvagio lord Canterville? Come gli abbiamo fatto ingoiare il fante di quadri con cui aveva vinto 50.000 sterline al Casinò di Crockford a Charles James Fox.
Fantasma - E quel maggiordomo, allora? S'è suicidato con un colpo di pistola per aver visto una mano verde battere ai vetri della finestra.
Ritratto - E la stupenda lady Stutfield, morta suicida nello stagno delle carpe in fondo al viale del re, costretta a portare sempre annodato al collo un nastro di velluto nero per nascondere l'impronta che cinque dita di fuoco le avevano lasciato sulla pelle candida.
Fantasma - Com'ero come Ruben il Rosso?
Ritratto - Stupendo! L'Infante Strangolato.
Fantasma - E la prima apparizione come Gibeone l'Allampanato?
Ritratto - E allora, l'effetto d'una semplice partita a birilli con le tue ossa sul terreno del campo da tennis in quella sera di giugno?
Fantasma - Ed ora, dopo una simile carriera dovevano arrivare quattro miserabili americani a offrirmi del Lubrificante Solare e a lanciarmi dei cuscini in testa!
Ritratto - E' assolutamente intollerabile!
Fantasma - Mai! Mai dico, un fantasma è stato trattato in questo modo.
Ritratto - L'affronto merita vendetta. Una tremenda vendetta.
Fantasma - A cosa stai pensando?
Ritratto - All'armatura.
Fantasma - Già, perfino degli ... (con disprezzo) americani, dovrebbero emozionarsi di fronte ad uno spettro in armatura.
Ritratto - Se non altro per rispetto a Longfellow, il loro poeta nazionale!
Fantasma - Si, l'armatura. La mia armatura: la stessa Regina Vergine si complimentò con me al torneo di Kenilworth dove l'indossavo.
Ritratto - Allora va', e sii spietato!

SCENA VII
(il Fantasma si avvia, ma giunto in prossimità della scalinata si rammenta di qualcosa e torna sui suoi passi)
Ritratto - E adesso!
Fantasma - (irritatissimo) La macchia! (recupera il recipiente con il pennello e torna del salone, riproduce la macchia nel salottino, quindi si avvicina ad un'imponente armatura che troneggia nei pressi dello scalone. Con evidente sforzo ne solleva l'elmo che poggia a terra, quindi solleva la pesantissima cotta e tenta di portarsela sopra la testa ma viene sopraffatto dal peso e rovina a terra facendosi male alle ginocchia ed alla mano destra. Il frastuono ha svegliato i componenti della famiglia Otis che escono dalle rispettive camere. Bill e Jones lanciano contro il Fantasma i colpi delle loro fionde mentre il signor Otis gli punta contro una rivoltella)
Hiram - Mani in alto!
(il fantasma dolorante lancia un urlo di rabbia e corre risalendo le scale guizzando tra gli assalitori e spegne la candela che Washington tiene in mano. Giunto sulla sommità dello scalone, con gli uomini della famiglia Hotis lungo i gradini, si volta e inizia una terrificante risata sempre più fragorosa che la signora Otis, rientrata per un momento in camera, interrompe)
Lucrezia - Temo proprio che lei non stia affatto bene. E quindi le ho portato una pozione del Dottor Dobell. Se è indigestione lo troverà un rimedio davvero ottimo. (gli porge una bottiglina)
(il fantasma le lancia un demoniaco sguardo di indignazione e sembra sul punto di aggredire la donna quando l'assalto di Bill e Jones lo costringono ad una rapida ritirata nel proprio rifugio con un profondo e lugubre gemito)
Washington - Andremo avanti così tutta la notte?
Lucrezia - Spero proprio di no!
Hiram - Fantasma o meno io intendo dormire. Tutti a letto.
(ognuno si avvia alla propria stanza)
Jones - Bill, ho un'idea!
Bill - Quale?
Jones - Vieni che te la spiego (i due monelli si ritirano nella loro camera)

SCENA VII
Ritratto - Avresti potuto trasformarti almeno in un cane nero! Così hai provocato la demenza congenita dell'onorevole Thomas Horton, lo zio di lord Canterville.
Fantasma - Quei due piccoli delinquenti mi hanno confuso.
(si lascia cadere sulla sedia)
Ritratto - Ed ora, che t'è preso?
Fantasma - La volgarità di quelle pesti è insopportabile e il rozzo materialismo di quello donna è assolutamente disdicevole ...
Ritratto - E' vero però ...
Fantasma - Non sono riuscito ad indossare la cotta, troppo pesante per una buona interpretazione.
Fantasma - Ma la Regina Vergine ...
Ritratto - Siamo in guerra. Niente malinconie! Non vorrai dare tregua a costoro?!
(il fantasma facendosi forza si alza ed aperto il grande baule inizia a cercare)
Fantasma - Per prima cosa entrerò di soppiatto nella camera di quel Washington, quell'infame che mi cancella la macchia di sangue giù nel salotto col suo stramaledetto Detersivo Inimitabile Pinkerton, e lo ridurrò in uno stato di terrore assoluto. Dopo passerò nella stanza dei coniugi Otis e poserò sulla fronte della signora una mano flaccida, molliccia, mentre sussurrerò alle orecchie del marito i terribili segreti della cappella mortuaria. Poi passerò alla figlia
Ritratto - E allora?
Fantasma - Non ho ancora deciso. In fondo lei non mi ha né offeso né insultato ... Credo che qualche gemito cavernoso dal guardaroba potrebbe bastare e se non dovesse svegliarsi le gratterò la trapunta del letto con dita tremanti.
Ritratto - Quante delicatezze.
Fantasma - Ma quelle due pesti! ... A quelle due pesti ... Per prima cosa mi siederò sui loro stomachi per provocargli la sensazione soffocante dell'incubo. Poi mi installerò tra i due letti assumendo l'aspetto di un cadavere verde e freddo come il ghiaccio e quando saranno paralizzati dal terrore getterò via il lenzuolo e comincerò a strisciare per la stanza con ossa scalcinate e un'unica pupilla roteante.
Ritratto - Farai addirittura Daniele il Muto?
Fantasma - Si, lo Scheletro del Suicida.
(dalla loro stanza escono Bill e Jones ridacchiando e appendono un fantoccio con la testa di zucca scavata ed intagliata al cui interno arde una candela. Al collo del fantoccio pende un cartello. Fatto il loro lavoro i due tornano a letto)
Ritratto - Un'interpretazione al livello di Martino il Maniaco.
Fantasma - Già, non avrò pietà.
(esce. Indossa un grande cappello con la tesa all'ingiù ornato da una piuma rossa, un lenzuolo sfrangiato ai polsi e al collo e impugna una vecchia spada arrugginita)

SCENA VIII
(da qualche parte risuonano quattro lugubri rintocchi. Il temporale, che non si è mai placato, fa assurgere a protagonista l'ululato del vento mentre s'ode il gracchiare d'un corvo. Il fantasma scivola nel corridoio, dinanzi alla porta della camera dei signori Otis si ferma come in ascolto e si concede un sorriso cattivo su di un'espressione crudele. Avanza ondeggiando come un'ombra e brandisce la vecchia spada arrugginita. Il lontano abbaiare di un cane attrae per un attimo la sua attenzione e mugugnando oscure maledizioni giunge dinanzi alla porta della camera di Washington, si ferma e una breve risata lugubre e oscena gli sfugge dalle labbra. Si volta verso la stanza dei due monelli e visto il fantoccio cade a terra in un gemito lamentoso nascondendosi il viso tra le mani e precipitosamente torna indietro nel suo rifugio)

SCENA IX
Ritratto - Ed ora, cos'è successo?
Fantasma - Un fantasma!
Ritratto - Un fantasma?
Fantasma - Orrendo, immobile. Un'immagine scolpita e allucinante. Il sogno d'un pazzo!
Ritratto - Ma che dici?
Fantasma - Ti dico che l'ho visto! Ha il cranio calvo e lucido, la faccia tonda, bianca e grassa, con un sorriso osceno che sembra avergli stravolto per sempre i lineamenti. Dagli occhi gli escono bagliori di luce violetta e la bocca ... la bocca è un gorgo di fuoco. Sul petto ha una scritta, sicuramente un segno d'infamia, una testimonianza di terribili peccati, di spaventosi delitti.
Ritratto - Vorrei ricordarti che anche tu sei uno spettro.
Fantasma - Eh? Ah, è vero ... Non ho mai visto uno spettro in vita mia è naturale che mi abbia un po' sorpreso ...
Ritratto - Già, sorpreso ...
Fantasma - Ma da dove salterà fuori?
Ritratto - Non ne ho la più pallida idea, ma potrebbe tornarci utile.
Fantasma - Che vuoi dire?
Ritratto - Credo sia utile parlamentare col nostro nuovo ospite.
Fantasma - Perché?
Ritratto - Bhè, due fantasmi contano più di uno solo e con il suo aiuto potremmo avere più facilmente ragione di questa insopportabile famiglia.
Fantasma - Credo tu abbia ragione. Tra poco sarà l'alba, voglio incontrarlo prima che in casa si risveglino (esce)
(si dà un contegno mano a mano che si avvicina alla camera dei ragazzi; giunto nelle sue vicinanze esegue un dignitoso inchino di saluto)
Fantasma - Signore, sono onorato di porgerle ...
(è interdetto, guarda con più attenzione il suo interlocutore ed è colpito da un sospetto. Prima cautamente, poi sempre più decisamente lo esamina e finalmente gli strappa dal collo il cartello che porta appeso. Con difficoltà ne legge il testo e con un terribile grido di rabbia torna sui suoi passi rientrando nella camera segreta)
Fantasma - (porgendo il cartello al ritratto) Ecco!
Ritratto - (leggendo) SPETTRO DEGLI OTIS - Unico Fantasma Autentico e Originale - Guardarsi dalle Imitazioni - Tutti gli Altri sono Contraffatti.
Fantasma - Giocato, sconfitto. Messo alla berlina!
Ritratto - Che intendi fare?
Fantasma - (solenne e terribile) Giuro che quando Cantachiaro avrà fatto echeggiare due volte il suo garrulo squillo, saranno tramate imprese di sangue e l'omicidio s'aggirerà per la contrada con passi felpati!
(appena il fantasma ha pronunciato il giuramento s'ode il canto d'un gallo e dalla vetrata del salone si notano le prime luci dell'alba. Il fantasma si lascia sfuggire un amaro riso. I due restano immobili in attesa del secondo canto del gallo)
Ritratto - (dopo una lunga attesa sempre più imbarazzante) Eppure nei libri di cavalleria della biblioteca è detto che ogni volta che il giuramento è stato pronunciato Cantachiaro ha cantato sempre una seconda volta ...
Fantasma - (dopo un'altra lunga attesa, impreca) Maledetto quel dannato volatile! E' tramontato il giorno in cui con la mia fiera lancia gli avrei passato la gola e lo avrei fatto cantare per me tra gli spasimi della morte!

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

SCENA I
(E' notte. Dalla vetrata di tanto in tanto s'accende qualche timido lampo: soltanto un lontano ricordo delle intemperie dell'atto precedente. Il castello è tranquillo e la famiglia Otis dorme. Nella stanza segreta del fantasma questi armeggia mentre il ritratto cerca di sbirciare oltre le sue spalle curioso di scoprire la ragione del lavorio e della sua circospezione)

Ritratto - Insomma che fai?
Fantasma - Niente.
Ritratto - Dai, fa' vedere.
Fantasma - T'ho detto niente è ...
Ritratto - Ma cos'è quello? (riuscendo a leggere qualcosa) Lubrificante Solare Tammany ...
Fantasma - Bhè ... è un prodotto tutt'altro che disprezzabile ed in effetti funziona egregiamente (agita le catene assolutamente silenziose)
Ritratto - L'hai rubato.
Fantasma - In fondo m'era stato offerto.
Ritratto - Non sarebbe più dignitoso evitare di mostrarsi? Del resto hai già rinunciato alla macchia di sangue sul pavimento del salotto.
Fantasma - Figurati, ero arrivato a doverla fare verde smeraldo!
Ritratto - Verde smeraldo?
Fantasma - Che vuoi che ne capiscano gli americani di questioni di sangue.
Ritratto - Certo, se la famiglia Otis non ne vuole sapere vuol dire che non se la merita. Sono individui segnati da un'esistenza bassa e materialistica, assolutamente incapaci di apprezzare il valore simbolico dei fenomeni sensibili.
Fantasma - Ma le apparizioni spettrali e lo sviluppo dei corpi astrali sono tutta un'altra cosa. Devo. Capisci, devo apparire nel corridoio una volta alla settimana e bisbigliare parole sconnesse davanti alla vetrata il primo e il terzo mercoledì di ogni mese ... No, non posso farne a meno, ne va del mio onore.
Ritratto - Sono tre settimane che sono arrivati.
Fantasma - (Togliendosi gli stivali) E hanno distrutto tre secoli di storia.
Ritratto - Sta' in guardia.
Fantasma - (avvolgendosi in un grande mantello di velluto nero) Non mi farò sorprendere (esce, circospetto raggiunge il corridoio cercando di non fare rumore sulle tavole intarlate del pavimento. Sempre con estrema cautela inizia a scendere la scalinata, sugli ultimi gradini però inizia a scivolare perdendo l'equilibrio) Chi ha spalmato del burro!!! (rovina a terra. Si rialza dolorante mentre dalla stanza di Bill e Jones giunge il suono di risa soffocate) Adesso basta! (inferocito si lancia sulle scale ma mentre percorre di corsa il corridoio inciampa in una corda tesa e finisce a terra provocando le risate dei due monelli che spalancano la loro porta e lo bersagliano con le loro fionde)
Jones - Guarda, è caduto nella trappola!
Bill - Dai! Addosso!
(il fantasma fugge a nascondersi nel suo rifugio. I due si ritirano ridacchiando)
Ritratto - Hanno trattato così Isacco il Nero, il cacciatore della foresta di Hogley!?
Fantasma - (furioso) Questa volta ... Questa volta sistemerò una volta per tutte quegli sfacciati studentelli di Eton. (frugando nel baule) Dov'è il costume di Rupert il Temerario, il Conte Decapitato?
Ritratto - Sono più di settant'anni che non l'interpreti!
Fantasma - Già, da quando spaventai a tal punto lady Barbara Modish che questa ruppe all'improvviso il suo fidanzamento con l'allora lord Canterville fuggendo a Gretna Green con il bellissimo Jack Castleton.
Ritratto - Disse che per nulla al mondo si sarebbe mai rassegnata a entrare in una famiglia che consentiva ad un fantasma tanto orribile di andarsene su e giù per la terrazza all'ora del tramonto.
Fantasma - E allora lord Canterville uccise in duello il povero Jack e lady Barbara morì di crepacuore quello stesso anno a Tunbridge Wells.
Ritratto - Un successo strepitoso.
Fantasma - Che questa notte verrà rinverdito! (ha indossato grandi stivali di cuoio, e alla cintura porta una grossa pistola da sella, il vestito è imponente e tale da nascondergli la testa come fosse decapitato. Fa per uscire)
Ritratto - Hai dimenticato una pistola!
Fantasma - Non l'ho trovata, ma non credo che sia indispensabile (esce)
(con estrema circospezione, controllando passo dopo passo il proprio cammino, il fantasma percorre tutto il corridoio fino a giungere di fronte alla camera dei due ragazzi. La porta è socchiusa, lo spettro si guarda intorno per assicurarsi che il campo sia libero ed ha un crudele sorriso. D'un colpo spalanca la porta avanzando, un secchio d'acqua gli piomba addosso inzuppandolo mentre dalla camera escono risatine insolenti e gridolini di gioia. Il fantasma torna zuppo e trafelato nel proprio rifugio)
Fantasma - Ci rinuncio, mi arrendo.
Ritratto - Cambiati, non vorrai buscarti un raffreddore.
Fantasma - (si cambia e indossa un semplice lenzuolo sporco di terra) Non si può incutere spavento in una volgare famiglia americana.
Ritratto - Hai ragione, in fondo non ha alcun senso lottare contro l'ottusità. Mi domando dove andremo a finire di questi tempi, senza un minimo di sano rispetto per le tradizioni. (il fantasma si lega la mascella con una striscia di lino giallo) Ti abbigli come Jack l'Affossatore?
Fantasma - Già, il Ladro di Cadaveri di Chertsey Barn. Ricordi la lite che provocò tra i Canterville e lord Rufford?
Ritratto - Certo. Altri tempi. (il fantasma si pone sulle spalle una piccola lanterna e una vanga da becchino) Esci di nuovo?
Fantasma - Scendo un attimo nel salone, sono troppo agitato.
(esce. Quindi torna sui suoi passi e si pone una sciarpa rossa intorno al collo indossando ai piedi due pianelle dalla suola di feltro. Torna ad uscire e sempre con estrema circospezione scende lo scalone ricordando quello che era avvenuto sugli ultimi gradini. Giunto nel salone la sua attenzione è attratta dai ritratti dei componenti della famiglia Otis che hanno sostituito i ritratti della famiglia Canterville, li osserva da vicino con un'aria disgustata e borbotta qualche commento acido. Nel frattempo Bill e Jones silenziosissimi sono usciti dalla loro camera ed hanno avvistato dal corridoio il fantasma. Con estrema cautela scendono le scale e in punta di piedi si sono portati alle spalle del fantasma)
Bill e Jones - (agitando in aria le braccia) Buuuu!
(il fantasma colto dal panico fugge a precipizio per le scale ma la strada gli viene bloccata da Washington armato di una pompa da giardino. Vistosi perduto il fantasma attraversa l'immaginario muro scavalcando la balaustra dello scalone mentre i tre inseguitori si fermano di fronte ad essa)
Jones - Accidenti, è fuggito anche questa volta!
Washington - Credo che non si farà più vedere.
Bill - Peccato, fine del divertimento.
Washington - Su, torniamo a letto, se il babbo ci scopre sono dolori. (rientrano nelle loro camere)
Fantasma - E' la fine.
Ritratto - Coraggio vecchio mio.
Fantasma - E pensare che domani sarà al castello il giovane duca di Cheshire.
Ritratto - Il pronipote di lord Francis Stilton? Colui che osò scommettere cento ghinee con il colonnello Carbury affermando che avrebbe giocato a dadi col fantasma di Canterville?
Fantasma - Già, lo trovarono paralizzato sul pavimento della sala da gioco e per tutti gli anni che gli rimasero da vivere non pronunciò altro che "Doppio sei".
Ritratto - Con questo episodio sei stato citato addirittura nel terzo volume di lord Tattle intitolato "Ricordi del Principe Reggente e dei suoi amici".
Fantasma - Proprio per questo avrei tenuto a dimostrare di conservare la mia influenza sugli Stilton ... che oltretutto sono anche parenti.
Ritratti - Davvero?
Fantasma - Alla lontana. Una mia prima cugina ha sposato in seconde nozze il sire di Bulkeley da cui discendono in linea genealogica i duchi di Cheshire.
Ritratto - Avevi pensato a qualcosa di speciale?
Fantasma - Al Monaco Vampiro: il Benedettino Dissanguato.
Ritratto - Terribile! Alla vigilia di Capodanno del 1764 quando lady Startup la scorse, ebbe un attacco di apoplessia morendo dopo tre giorni diseredando i Canterville a favore di un farmacista londinese.
Fantasma - Già, ma non posso rischiare di essere assalito da quei due demoni! Ci rinuncio, non esco, non uscirò più!
(va a rinchiudersi nel baule)

SCENA II
(Lentamente la grande vetrata s'illumina della luce di un radioso mattino)
(La signora Humney entra con la colazione su di un grande vassoio che depone sul tavolo, quindi, mostrando una certa preoccupazione si avvicina alla zona della macchia e, constatata l'assenza della stessa, mostra un grande sollievo. Dallo loro camera escono il signore e la signora Otis, questa, intenta al tentativo di perfezionare il nodo della cravatta del marito)
Lucrezia - Caro, non vedo perché non dovresti riprendere a scrivere ora che ci siamo ambientati sufficientemente.
Hiram - In effetti vorrei concludere questa benedetta "Storia del Partito Democratico". Quand'è che l'ho iniziata?
Lucrezia - Subito dopo la nascita di Virginia, se ben ricordo.
Hiram - Si, è vero.
Humney - Signori. La colazione è servita.
Lucrezia - Bene signora Humney. Novità?
Humney - Nessuna signora. Anche quest'oggi non v'è traccia della macchia.
Hiram - Credo che il nostro ospite abbia ormai desistito.
Lucrezia - Nulla e nessuno può resistere al Supersmacchiatore e Detersivo Inimitabile Pinkerton.
Hiram - Scriverò una lettera a Lord Canterville per rassicurarlo: era sinceramente preoccupato quando mi ha venduto il castello.
Lucrezia - Sicuro Hiram, è tuo dovere.
(alla spicciolata escono dalle loro camere i figli dei signori Otis e raggiungono questi prendendo posto intorno alla tavola)
Hiram - (assumendo un'aria severa) Signora Humney?
Humney - 'sta mane ho trovato del burro spalmato sui primi gradini dello scalone.
Hiram - Stelleestrisce!
Bill e Jones - (ridacchiando) Si babbo?
Hiram - Continui signora Humney.
Humney - Ho anche trovato la solita corda tesa nel corridoio...
Hiram - Ragazzi, è inammissibile che ...
Lucrezia - Hiram, la signora Humney non ha finito.
Hiram - ... Continui, signora.
Humney - Il pavimento all'ingresso della camera di Stellee... dei signorini Bill e Jones era completamente bagnato.
Hiram - (guardando perplesso i ragazzi) Bagnato?
Bill - (ridacchiando) C'è caduto come un pollo!
Jones - (scusandosi) Ma Washington ha tentato di innaffiarlo con la pompa da giardino.
Lucrezia - Washington, mi meraviglio di te.
Washington - Era così spaventato!
Hiram - (ridacchiando suo malgrado) Innaffiato!
Lucrezia - Hiram! Oh signore. E da oggi abbiamo ospite il duca di Cheshire! Non imparerete mai a comportarvi come si deve?
Washington - Figurati mamma, il duca non ha occhi che per la nostra bella Virginia!
Virginia - (infastidita) Washington! Quanto sei sciocco.
Washington - E' la verità! Perché credete venga a trascorrere qui la sua ultima settimana di vacanze, altrimenti?
(all'esterno s'ode il rumore d'una carrozza che si ferma)
Hiram - Deve essere lui.
(Virginia corre nel vestibolo eccitata)
Lucrezia - Washington, tieni per te i tuoi commenti.
Washington - Ma ...
Hiram - Fa quel che dice tua madre.
(tutti si alzano da tavola e seguono Virginia tranne la signora Humney che torna verso le cucine con i resti della colazione)

SCENA III
(il fantasma esce dal baule e, assorto, le spalle alla parete girevole - che è rimasta socchiusa - guarda fuori dalla finestrella. Il ritratto è nella sua cornice)
(Virginia entra di corsa dal vestibolo, si guarda intorno come alla ricerca di qualcosa, quindi sale le scale ed entra in biblioteca. Senza rendersene conto gira ulteriormente la parete girevole e, intravisto qualcuno, scambiandolo per altri, gli rivolge la parola)
Virginia - Signora Humney, per favore ... (il fantasma si volge leggermente) Ah, è lei ... Devo usciere a cavallo per i prati di Brockley col duca di Cheshire e ... (l'espressione triste del fantasma la colpisce) Mi spiace tanto per lei, ma i miei fratelli domani partono per Eton e quindi, se lei si comporterà come si deve, nessuno la disturberà.
Fantasma - Comportarmi come si deve! E' semplicemente ridicolo chiedermi una cosa simile! Io devo far risuonare le mie catene, e mugolare attraverso i buchi delle serrature, e passeggiare di notte per la casa, se è questo ciò a cui tu alludi. E' la mia ragione di esistere.
Virginia - Non è affatto una buona ragione, e lei sa benissimo di essere stato molto ma molto cattivo. Ce lo disse la signora Humney, proprio il giorno del nostro arrivo, che lei ha assassinato sua moglie.
Fantasma - Beh, lo ammetto ... Ma si tratta di una pura e semplice questione di famiglia che non riguarda nessun altro.
Virginia - E' un grave peccato ammazzare chiunque.
Fantasma - Oh, io non posso soffrire il rigore a buon mercato dell'etica astratta. Mia moglie era una donna bruttissima, non inamidava mai le mie gorgiere come piaceva a me e non capiva un'acca in fatto di cucina. Perbacco, avevo catturato un daino magnifico nella foresta di Hogley, un due anni superbo, e vuoi sapere come me lo fece servire in tavola? Beh, ormai la cosa non ha più importanza, è passato molto tempo da allora, e non trovo che sia stato molto gentile da parte dei suoi fratelli farmi morire di fame, anche se gli avevo ammazzato la sorella.
Virginia - L'hanno fatta morire di fame, signor fantasma? Sir Simon, voglio dire. Vuole mangiare qualcosa? Ho nella mia borsetta un panino imbottito. Posso offrirglielo?
Fantasma - No, grazie, ormai non mangio più niente. Comunque è un gesto molto gentile, il tuo, e tu sei immensamente più carina di tutto il resto della tua orribile, villana, volgare, disonesta famiglia!
Virginia - La smetta! E' lei, invece, maleducato, orribile e volgare! E in quanto a disonestà, lei sa benissimo chi ha rubato tutti i colori della mia scatola di pittura per tenere lucida e viva quella ridicola macchia di sangue sul pavimento del salotto. Prima mi ha preso tutti i rossi, compreso il vermiglio, così non ho più potuto fare nessun tramonto, poi mi ha rubato il verde smeraldo e il giallo cromo, e alla fine non mi è rimasto che l'indaco e il bianco di China, e non mi è rimasto altro da fare che dipingere paesaggi al chiaro di luna, molto deprimenti da guardare e per giunta difficilissimi da ritrarre. Io non l'ho smascherata davanti agli altri però, e sono sempre stata zitta benché fossi molto seccata e trovassi la cosa semplicemente assurda, perché, tra l'altro, chi ha mai visto una macchia di sangue color verde smeraldo?
Fantasma - A dire la verità ... Che altro potevo fare? E' una cosa molto complicata oggigiorno, trovare del sangue vero, e visto che era stato tuo fratello Washington il primo a cominciare con il suo maledetto Detersivo Inimitabile, non vedo perché non avrei dovuto adoperare i tuoi colori. Quanto al colore, poi, è solo una questione di gusti. Noi Canterville, per esempio, abbiamo sangue blu, il sangue più blu di tutta l'Inghilterra, ma io so che a voi americani queste sfumature non interessano.
Virginia - Lei non sa nulla di ciò che ci interessa, e la cosa migliore che dovrebbe fare sarebbe quella di emigrare e migliorare il suo cervello. Mio padre sarà felice di procurarle un passaggio gratuito, e per quanto esista una forte tassa sugli spiriti e gli alcolici in genere, la dogana non le farà difficoltà, dato che i funzionari sono tutti democratici. Una volta a New York, stia certo che avrà un enorme successo. Conosco un sacco di gente che darebbe centomila dollari per avere un nonno, figurarsi poi se potesse trovare un fantasma di famiglia!
Fantasma - Non credo che l'America mi piacerebbe.
Virginia - (ironica) Forse perché noi non possediamo né rovine né curiosità artistiche?
Fantasma - Né rovine né curiosità, ma se avete la vostra marina e le vostre maniere!
Virginia - Buona sera. Vado a chiedere a papà di concedere ai ragazzi una settimana di vacanza in più.
Fantasma - Oh, ti prego, non te ne andare, Virginia! ... Sono tanto solo ed infelice e proprio non so che debbo fare. Vorrei tanto andare a dormire e non posso.
Virginia - Ma questo è assolutamente stravagante! Non ha che da mettersi a letto e spegnere la candela. Qualche volta è molto difficile stare svegli, soprattutto in chiesa, ma non è affatto difficile addormentarsi. Persino i bambini sanno come si fa, e sì che non hanno l'intelligenza ancora molto sviluppata!
Fantasma - Io non dormo da trecento anni. Da trecento anni non posso dormire, e sono molto stanco.
Virginia - (seria si accosta al fantasma e lo fissa tristemente) Povero, povero fantasma, non c'è proprio un luogo dove lei possa trovare il sonno?
Fantasma - ... Lontano di qua. Oltre la pineta. C'è un piccolo giardino. Laggiù l'erba cresce lunga e folta, il fiore della cicuta vi apre le sue grandi stelle bianche, l'usignolo vi canta tutta la notte. Tutta la notte, canta, e la fredda luna di cristallo si chiana a guardare, e l'albero del tasso distende le sue braccia gigantesche su coloro che dormono.
Virginia - Sta parlando del giardino della morte.
Fantasma - Si, la morte. Oh, la morte deve essere così bella. Poter giacere nella morbida terra scura, con gli steli dell'erba che si agitano leggeri sopra il tuo capo, e ascoltare il silenzio. Non avere né ieri né domani. Dimenticare il tempo, perdonare la vita, essere in pace ... Tu potresti aiutarmi. Potresti aprire per me il cancello della Casa della Morte, poiché l'amore vi sta sempre vicino, e l'amore è più forte della morte
(lunga pausa)
Fantasma - Hai mai letto l'antica profezia che sta sulla finestra della biblioteca?
Virginia - Oh, si, tante volte. La conosco benissimo. E' scritta in strane lettere nere ed è difficile da leggersi. Non sono che sei versi:
Quando una fanciulla bionda strapperà
La preghiera dalle labbra del peccato
Quando il mandorlo sfiorito rifiorirà
E l'innocente creatura verserà lacrime
Tornerà tranquilla la dimora
E la pace scenderà su Canterville
Fantasma - Significano che tu devi piangere per i miei peccati, perché io non ho lacrime, e pregare per la mia anima, perché io non ho fede, e poi, se tu sarai stata sempre buona, dolce e gentile, l'angelo della morte avrà pietà di me. Tu vedrai nel buio ombre sinistre, e voci malvagie ti sussurreranno all'orecchio, ma non ti faranno male, perché contro la purezza di una creatura innocente le forze dell'inferno non possono vincere.
(lunga pausa)
Virginia - Io non ho paura. Chiederò all'angelo di avere pietà di te.
(Il Fantasma, con estrema dolcezza le prende la mano e inchinandosi la bacia. L'atmosfera si fa scura e surreale e quasi impercettibilmente s'ode un bisbiglio a più voci)
Voci - Torna indietro, piccola Virginia! Torna indietro!
(Virginia serra gli occhi rifiutandosi di guardare, il fantasma le stringe la mano guidandola verso il quadro ove il ritratto tende una mano)
Voci - Attenta, piccola Virginia! Attenta! Potremmo non rivederti più.
(di fronte al quadro Virginia è investita da un vento violento e gelido che fuoriesce dallo stesso come fosse un'apertura, Virginia apre gli occhi e per un attimo si irrigidisce di fronte alla mano protesa del ritratto)
Fantasma - Presto, presto o sarà troppo tardi!
(Virginia s'affida al ritratto e attraversa la cornice)
BUIO

FINE SECONDO ATTO

TERZO ATTO
(E' sera)

SCENA I
(La signora Otis cammina nervosamente nel salone. La signora Humney compare dalla porta che immette nell'altra ala del castello)
Lucrezia - Allora?
Humney - Nulla signora. Ho frugato in tutta l'ala.
Lucrezia - Mio Dio, dopo può essere finita?
Humney - Forse il ministro l'ha trovata.
Lucrezia - Quando non è scesa per il thè non mi sono preoccupata pensando che come al solito fosse scesa in giardino a raccogliere fiori per la tavola, ma quando ho saputo che non era neanche uscita a cavallo con duce di Cheshire ...
(entra il signor Otis seguito da Washington e dal duca di Cheshire, un giovane biondo e riccioluto)
Lucrezia - Ebbene?
Hiram - Niente. Siamo arrivati fino a Blackfell Hollow dov'erano accampati gli zingari.
Lucrezia - Zingari?
Hiram Si, ricordi che qualche giorno fa ho dato loro il permesso di accamparsi nel parco?
Lucrezia - Mio Dio, si. E allora?
Hiram - Quando siamo arrivati il campo era stato appena levato e sembrava fossero partiti in tutta fretta perché il fuoco era ancora acceso e per il campo erano sparse, abbandonate, delle vettovaglie.
Lucrezia - Bisogna chiamare la polizia, allora!
Hiram - Già fatto. Ho mandato Washington a spedire telegrammi a tutti gli ispettori di polizia della Contea, supplicandoli di ricercare una fanciulla rapita da una banda di zingari o di vagabondi.
Lucrezia - E cosa è successo allora? Mio Dio, il mio cuore non resiste!
Hiram - Io ho proseguito col duca di Cheshire lungo la Ascot Road fino alla stazione ferroviaria dove abbiamo chiesto al capostazione se avesse notato una ragazza simile a Virginia, ma questi non ha saputo dirci nulla di preciso.
Cheshire - Si è offerto comunque di telefonare a tutti i posti di servizio della linea e di impegnare l'intero corpo ferroviario per ritrovare Virginia.
Hiram - In più ci ha informato che gli zingari sono soliti fermarsi a Bexkey, un villaggio a circa quattro miglia, perché è vicino ad una grossa borgata, ed allora noi siamo andati da quella parte, ma senza alcun risultato.
Washington - Abbiamo interpellato la guardia campestre, abbiamo setacciato tutto il villaggio, ma non abbiamo trovato alcuna traccia di Virginia.
Hiram - E' stato sulla strada del ritorno, sui prati di Brockley, che abbiamo trovato gli zingari.
Lucrezia - E Virginia?
Hiram - Non ne sapevano nulla. Hanno detto che s'erano sbagliati sulla data della fiera di Chorton ed erano partiti in fretta e furia per timore di arrivare in ritardo.
Lucrezia - Oh signore, c'è da credergli?
Hiram - Si.
Cheshire - Un paio di loro sono tornati con noi per aiutarci nella ricerche.
Washington - Abbiamo sondato il laghetto delle carpe.
Lucrezia - Mio Dio!
Hiram - Washington, non è il caso di allarmare ulteriormente tua madre. Ed ora credo sia il caso di andare a riposare.
Cheshire - A riposare! Signore, mi perdoni, ma come può pensare di riposare in un simile frangente?
Hiram - Allo stato non v'è nulla che noi si possa fare. Domani mattina telefonerò a Scotland Yard perché inviino al più presto degli agenti investigativi.
Cheshire - Io non posso dormire finché Virginia non verrà ritrovata. Questa disgrazia non sarebbe avvenuta se noi fossimo stati già fidanzati.
Hiram - (sorride) Ebbene, caro duca, se ritiene che vagare nel buio della campagna possa in una qualche misura contribuire al ritrovamento di Virginia, più di quanto - voglio dire - lei possa fare ristorato e fresco alla luce del giorno, faccia pure. Io non la obbligo.
Cheshire - ... Mi perdoni, sono uno sciocco.
Lucrezia - No, caro ragazzo, lei è semplicemente innamorato.
Hiram - I ragazzi?
Lucrezia - Sono nella loro camera. Buoni e tranquilli, per una volta.
Hiram - Bhè, lo sai quanto bene vogliono a Virginia.
(tutti si ritirano mestamente delle rispettive stanze)

SCENA II
(nella stanza segreta del fantasma l'arredamento è completamente cambiato. Unico, al centro, troneggia un pesante letto a baldacchino drappeggiato di pesanti e polverosi velluti bianchi. In avanti, poco discosto rispetto alla finestra, uno scheletro incatenato per il collo giace come proteso, all'estremo, verso una vecchia ciotola metallica posta al centro)
(una luce fioca, come di candele non a vista, illumina il locale)
(improvvisamente, con un movimento repentino il lato delle coperte rivolto verso la finestrella viene rimosso ed il Ritratto, perfettamente vestito ed ordinato, si solleva dal letto e si pone a sedere sul suo lato)
Ritratto - Dolce Virginia, è l'ora.
...
(dall'altro lato del letto fa capolino Virginia)
Virginia - Signore ...
Ritratto - Tutto è compiuto. Sir Simon di Canterville è in pace, s'è riconciliato con la vita. Guarda (indica lo scheletro)
Virginia - (sollevandosi a sedere avendo cura di coprirsi con le pesanti coperte) Mio Dio!
Ritratto - Egli non ha né ieri né domani: ha dimenticato il tempo, ed ora dorme. Dorme dopo trecento terribili anni.
Virginia - Che orribile tortura.
Ritratto - Oh, è passato così tanto tempo ...
Virginia - Siete voi ... l'angelo della morte?
Ritratto - Io? Avresti risolto un'antica questione di sesso, bambina mia ... No, non sono io quel pennuto.
Virginia - Ma allora chi siete?
Ritratto - Solo un'ombra. Un'ombra riverberata nel crepuscolo della notte. Sono l'immagine, il riflesso che si staglia sulla grande porta di bronzo chiusa sulle paure e le certezze degli uomini. Io non posseggo chiavi. Io danzo al suono della vostra sublime inutilità.
Virginia - Non capisco.
Ritratto - Nel 1583 un mediocre pittore, ritrattista della nobiltà inglese, tale Alfred Douglas, ritrasse a grandezza naturale su di una tela sir Simon di Canterville nei panni che mi vedi indosso.
Virginia - Voi siete l'immagine del quadro!
Ritratto - Benché ritenga che avrei potuto aspirare a maggior fortuna nella firma, sta lì la mia gloriosa genesi.
Virginia - Ma come è possibile ...
Ritratto - Pare debba considerarsi superflua l'effettiva resa, per così dire, artistica dell'opera. Ciò non toglie che comunque gradirai affidare ad un'agguerrita muta di domestici armati di randello la schiena del gaglioffo.
Virginia - Signore, non mi sembrate poi così mal riuscito.
Ritratto - Sono lusingato mia dolcissima signora.
Virginia - Che sarà ora di voi?
Ritratto - Ora che la porta è stata aperta?
Virginia - Si.
Ritratto - (alzando le spalle) Svanirò come l'ultimo sogno del mattino.
Virginia - Ed io?!
Ritratto - ... Prego?
Virginia - Avrei dovuto fidanzarmi con il duca di Cheshire ... E' un giovane ammodo ed io credo di esserne innamorata, ed ora ...
Ritratto - Capisco. Ma per questo non hai da preoccuparti. Non ho ben presenti i meccanismi che presiedono alle congiunzioni astrali, ma t'assicuro che ti riconsegno intatta per i lombi del tuo riccioluto pretendente.
Virginia - Mi vuol far credere che quanto è avvenuto non sia stato altro che una semplice illusione?
Ritratto - Non esattamente. Anche se devo dire che questa tua incredulità mi lusinga non poco: altro genere d'uomini noi del sedicesimo secolo!
Virginia - Mi sento confusa, non riesco a comprendere. E' che ... mi aspettavo qualcosa di diverso, di più mistico.
Ritratto - Questi sono i guasti della vostra cultura puritana e se è per questo anche della nostra corte vittoriana. Ai nostri tempi la morte era qualcosa di serio, concreto e non aveva nulla a che spartire coi vostri sdilinquimenti mistici.
Virginia - Non volevo farla inquietare.
Ritratto - Del resto sir Simon l'ha detto che l'amore è prossimo alla morte.
Virginia - Se è per questo le ricordo che aveva parlato anche di lacrime e di fede se non sbaglio.
Ritratto - Oh bhè, un po' di colore non guasta mai. Del resto, come avrai capito, sir Simon ha sempre posseduto una spiccata propensione per una teatralità forte, sanguigna.
Virginia - Debbo ritenere, allora, che mi abbiate presa in giro?
Ritratto - Non sono questi i termini. Abbiamo solo assecondato il gusto delle tue letture, ecco tutto. Abbiamo lavorato sull'ambientazione, ma nella sostanza siamo stati sinceri.
Virginia - A questo punto credo d'avere diritto ad una spiegazione. Non crede anche lei signor ritratto?
Ritratto - Di che genere?
Virginia - Cos'è avvenuto realmente?
Ritratto - Non lo avverti, piccola Virginia?
Virginia - Che vuole dirmi?
Ritratto - Sei certa di non saperlo?
Virginia - ... No.
Ritratto - Ecco, vedi, nostro piccolo angelo ...
Virginia - Mio Dio!
Ritratto - Si dolce Virginia, tu hai aperto per noi il pesante cancello della Casa della Morte presso cui l'amore stà sempre vicino.
(Virginia piange)
Ritratto - La dove la vita germina si genera la morte.
Virginia - Ma tutto questo è terribile!
Ritratto - Perché? E' una promessa di madre! Guarda, sir Simon riposa finalmente sereno in attesa che l'usignolo gli canti una dolce ninna nanna cullato dai lunghi rami del grande tasso. Lì sta racchiuso il desiderio estremo della vita.
Virginia - Voglio andare.
Ritratto - Va bene, Virginia (Virginia fa per alzarsi) Aspetta! Ho da darti qualcosa. (si alza e recupera un piccolo, vecchio e malandato scrigno che offre a Virginia) Prendilo, è tuo con tutta la nostra infinita gratitudine.
Virginia - (aprendo interdetta lo scrigno) Mio Dio!
Ritratto - Sono vecchi gioielli di famiglia dimenticati da oltre tre secoli. L'ultima ad averli indossati è stata Eleonore la sera prima che ... sai bene la storia della macchia ...
Virginia - Ma io non posso ...
Ritratto - Tu hai reso a sir Simon un servigio inestimabile e questo è il minimo che noi si possa offrirti.
Virginia - Ma non so se ...
Ritratto - (la bacia castamente sulla fronte) Addio.
(buio)
(un terribile fragore scuote tutto il castello)

SCENA III
(tutti gli abitanti del castello escono allarmati dalle rispettive stanze illuminando l'ambiente con dei candelabri. Confusamente scendono le scale)
Lucrezia - Mio Dio, Hiram cos'è stato?
Hiram - Non so Lucrezia, ma manteniamo la calma.
Humney - Il fantasma! Il fantasma è tornato!
Lucrezia - Signora Humney mi usi la cortesia di evitare un nuovo svenimento.
Cheshire - (a Hiram) Signore, ho il permesso di prelevare le vostre carabine nel salone delle armi?
Hiram - Va bene duca, ma sia prudente.
(il duca di Cheshire si avvia alla porta di sinistra che immette nell'altra ala del castello)
Washington - Vengo con te, Cecil (esce seguendo il duca di Cheshire)
(s'odono dei colpi al portone)
Lucrezia - Chi sarà mai?
Hiram - Se nessuno va ad aprire non lo sapremo mai.
(la signora Humney si avvia alla porta)
(rientrano il duca di Cheshire e Washington con spianate due carabine)
Lucrezia - Oh santo Dio!
Hiram - Ragazzi abbassate quelle canne, siamo troppo eccitati e potrebbe avvenire una disgrazia.
(i due eseguono)
(rientra la signora Humney)
Humney - Lord Canterville
(entra lord Canterville)
Hiram - La dò il benvenuto my lord.
Canterville - Ho saputo della scomparsa della vostra figliola e sono corso a mettermi a vostra disposizione con i miei uomini. Ma cosa sta avvenendo? Perché quelle armi?
Hiram - Vi sono profondamente grato, Canterville. Siamo stati allarmati da un improvviso e inspiegabile boato e ...
Lucrezia - Virginia!
(Virginia, pallida e bianca, è comparsa sulla sommità della scalinata. Stringe tra le mani l'antico scrigno)
(dopo un attimo di stupore tutti le si precipitano incontro. La signora Otis ed il duca di Cheshire l'abbracciano e la baciano con particolare calore)
Hiram - (con tono di rimprovero) Ma in nome di Dio, bambina, dove sei stata? Cecil ed io abbiamo corso tutta la Contea in cerca di te, e tua madre è quasi morta di paura. Non devi fare più scherzi del genere!
Jones - Tranne che al fantasma!
Bill - E si: tranne che al fantasma!
Lucrezia - Tesoro mio! Grazie al cielo sei di nuovo qui con noi! Non devi più allontanarti da me!
Cheshire - Oh Virginia, se non t'avessi ritrovata, giuro, sarei morto!
Washington - Bello scherzo ci ha combinato la nostra dolce sorellina.
Virginia - Papà, sono stata con il fantasma.
Canterville - Col fantasma?!
Humney - Oh signore potentissimo proteggi questa casa!
Virginia - Adesso è morto.
...
Hiram - ... Morto?
Virginia - Si. E' necessario che tutti voi veniate a vederlo. E' stato molto cattivo, ma si è sinceramente pentito di tutto il male che ha commesso.
Lucrezia - Piccina mia, ma tu ...
Virginia - Prima di morire ... bhè, si, mi ha dato questa bellissima scatola piena di gioielli.
(tutti restano interdetti. Virginia si volta e raggiunge la biblioteca, fa ruotare la parete girevole ed entra nella camera segreta. Gli altri la seguono illuminando con le candele il locale)
(alla vista dello scheletro tutti hanno un moto di stupore e raccapriccio)
Canterville - Dopo tre secoli ecco svelato il mistero della scomparsa di sir Simon.
Hiram - Che fine orribile.
(Virginia si inginocchia accanto allo scheletro ed inizia a pregare silenziosamente)
Bill - (che si è messo a guardare fuori dalla finestrella) Ehi! Guardate un po'! Il vecchio mandorlo secco è tutto un boccio! Vedo benissimo i fiori alla luce della luna.
Virginia - (alzandosi in piedi, con voce grave) Dio lo ha perdonato.
Cheshire - (mettendole un braccio intorno al collo) Che angelo sei! (la bacia)
Canterville - Credo debba essere data una degna sepoltura a questo mio sfortunato avo.
Hiram - Se permette my lord, provvederò io stesso all'organizzazione del funerale. Prenderemo un carro trainato da otto cavalli neri con in capo un gran ciuffo di piume di struzzo.
Lucrezia - E lei verrà con noi signora Humney.
Humney - Io, signora?
Lucrezia - Credo proprio che dopo tanti anni che lui l'ha spaventata, lei abbia bene il diritto di accompagnarlo in quest'ultimo viaggio.
Canterville - Devo pensare a cosa fare incidere sulla lapide.
Virginia - Le sole iniziali ... e i versi scolpiti sulla finestra della biblioteca.
Hiram - Bisognerà telegrafare al reverendo Augustus Dampier per il rito funebre.
Lucrezia - Quando pensi si potrà fare?
Hiram - Tutto sommato credo tra quattro giorni.
Lucrezia - Virginia, fammi vedere quello scrigno.
Virginia - Certo mamma.
(Virginia ubbidiente consegna lo scrigno alla madre che lo apre)
Lucrezia - Santo Dio! ... Hiram.
Hiram - Si cara?
(Lucrezia mostra il contenuto del cofanetto al marito che resta sbalordito. Ha un breve scambio di opinioni con la moglie)
Hiram - Miei cari, questa giornata è stata segnata da un tale susseguirsi di eventi straordinari da richiedere un attimo di riflessione prima di poterla considerare definitivamente conclusa. Se la signora Humney è così gentile da prepararci una tazza di thè, avremo modo di rilassarci nel salone prima di ritirarci per il meritato e necessario riposo.
Lucrezia - Signora Humney, provveda ad alloggiare il nostro caro lord nella camera blu.
(la signora Humney esce verso le cucine)
(tutti in gruppo scendono nel salone)
Hiram - Lord Canterville, ho da dirvi qualcosa in privato.
Canterville - Sono a vostra disposizione.
(si appartano)
Hiram - Mio caro lord, so che nel suo paese la manomorta si applica non soltanto alla terra ma a qualunque inezia, per cui mi rendo conto che i gioielli sono, o perlomeno dovrebbero essere, eredità della sua famiglia. Pertanto mi sento tenuto a chiederle di portarli con sé a Londra e di considerarli solo come una parte di beni di sua proprietà che le è stata restituita in circostanze insolite.
Canterville - Signor Otis, lei sta dimenticando di aver comperato castello e fantasma in blocco unico, perciò qualunque cosa fosse appartenuta al fantasma è divenuta automaticamente sua: infatti, qualunque fosse l'attività di sir Simon nel corridoio durante la notte, agli effetti della legge egli era ben morto.
Hiram - My lord mi permetta di insistere. Mia moglie, autorità non da poco in fatto di arte - ha infatti passato da ragazza diverse stagioni invernali a Boston - mi ha fatto capire che si tratta di gemme di grande valore che potrebbero rendere molto se vendute ad un intenditore.
Canterville - Oh, la sua graziosa figliola ha reso al mio sfortunato antenato un servigio inestimabile e la mia famiglia ed io non possiamo che sentirci infinitamente in debito con lei per il coraggio ed il sangue freddo che ha saputo dimostrare. E' fuor di dubbio che i gioielli le appartengono di diritto.
Hiram - Ma io non posso permettere che restino proprietà di un membro della mia famiglia ... orpelli e cianfrusaglie simili, per quanto adatti o necessari alla dignità dell'aristocrazia britannica, sarebbero assolutamente sconvenienti per gente che è stata educata ai severi e - secondo me - immortali principi della semplicità repubblicana. Tutt'al più lasci a Virginia lo scrigno, del resto vecchio e malandato, in ricordo del suo infelice e traviato antenato.
Canterville - Sono certo che sua figlia sarà felicissima di avere delle belle cose da indossare per il suo matrimonio e, perbacco, io credo che se facessi tanto da portarle via i gioielli, quel sacripante del mio trisavolo salterebbe fuori dalla tomba nel giro di quindici giorni e mi farebbe vedere i sorci verdi per tutto il resto della mia esistenza.
(lord Canterville offre la mano al signor Otis che questi, dopo un ulteriore attimo di esitazione, stringe con vigore)
Hiram - Le confesso comunque che sono molto stupito che una mia figliola dimostri simpatia per una qualsiasi forma di medievalismo e posso spiegarmi la cosa solo con il fatto che Virginia è nata in uno dei vostri sobborghi londinesi poco dopo un viaggio di mia moglie ad Atene.
(Virginia ed il duca di Cheshire si sono a loro volta appartati)
Cheshire - Virginia mi ami?
Virginia - Oh Cecil, infinitamente.
Cheshire - Vuoi divenire mia moglie?
Virginia - E me lo chiedi?
Cheshire - Oh cara, io sono l'uomo più felice della terra!
Virginia - Sposiamoci in fretta.
Cheshire - Certo, ma una moglie non dovrebbe avere nessun segreto per il proprio marito.
Virginia - Ma, mio caro Cecil! Io non ho segreti per te!
Cheshire - Si, ne hai. (sorride) Non mi hai detto quello che è accaduto quando ti sei chiusa lassù con il fantasma.
Virginia - Non l'ho detto a nessuno, Cecil.
Cheshire - Lo so, ma a me potresti dirlo.
Virginia - Oh, ti prego, non chiedermi nulla, Cecil, non posso dirtelo. Povero sir Simon. Io gli debbo moltissimo. Si, non ridere, Cecil, è proprio come ti dico. Egli mi ha fatto capire che cosa è la vita, e che cosa significa la morte, e perché l'amore sia più forte dell'una e dell'altra.
Cheshire - (la bacia appassionatamente) Tieniti pure il tuo segreto fino a quando io potrò avere il tuo cuore.
Virginia - Il mio cuore l'hai sempre, Cecil.
Cheshire - Però ai nostri bambini lo racconterai un giorno, non è vero?
(Virginia distoglie lo sguardo arrossendo)

Nessun commento: